Libero professionista: imprenditore o manager?

Libero professionista: imprenditore o manager?

Quali sono le differenze (se esistono) tra libero professionista ed imprenditore. 

 

Secondo me sono molte meno di quello che immaginiamo.

Partiamo da lontano, ma non troppo.

La cultura sociale da cui deriviamo, ci ha tramandata la seguente distinzione:

  • il libero professionista è colui che offre ai propri clienti un bene immateriale, quindi un servizio composto da competenze e sapere
  • l’imprenditore/artigiano è colui che produce e commercializza un bene materiale

Ma questa, per essere è una distinzione valida, presuppone che esista una distinzione netta tra bene materiale e immateriale.

 

Con l’avvento di una nuova organizzazione del mercato, quella che viene definita postindustriale “del tipo di società che si delinea come superamento della società industriale, caratterizzato dal notevole sviluppo del settore terziario che ha fatto seguito all’evoluzione accelerata delle tecnologie informatiche e telematiche”, la distinzione tra bene materiale e immateriale si è andata sempre più ad assottigliare. 

Proprio per queste dinamiche, non credo sia ancora utile (oltre che possibile) operare una così netta distinzione. 

Il libero professionista deve iniziare ad immedesimarsi nel ruolo di imprenditore. Anzi, in questo momento storico di forte trasformazione (alias rivoluzione) digitale, il libero professionista può fare un salto ancora più grande e considerarsi direttamente un manager della sua attività d’impresa.

Un ibrido: imprenditore-manager dei servizi.

Il libero professionista quindi, può considerarsi,  sia un imprenditore sia un manager dei servizi. Come manager ha una conoscenza tecnica. Come imprenditore ha doti di leadership, visione e gestione. 

Perché è importante tutto ciò?

In questa nuova visione il libero professionista percepisce che ha necessità di acquisire competenze “altre” per essere al passo con i tempi. 

E se gli sembrerà utile acquisire nuove competenze come quelle legate al marketing digitale, all’amministrazione o al HR, per fare alcuni esempi. Cambiando approccio noterà che competenze legate alla delega, alla gestione dei collaboratori, alla scelta dei partner e fornitori giusti per le esigenze reali della propria attività professionale sono più utili. 

E così farà sua l’idea che è tutta questione di cambio di paradigma. È tutta questione di atteggiamento. Ancor di più se parliamo di trasformazione digitale. Ancor di più se vogliamo che il digitale sia un nostro alleato.

Solo in questo modo si riuscirà ad ottenere:

  • maggiori risultati
  • maggiore soddisfazione
  • meno stress

E sai perché oggi quello che conta è acquisire un nuovo atteggiamento, un nuovo l’approccio al digitale? 

Perché il digitale ha cambiato totalmente le regole del gioco: con le stesse carte da gioco, prima stavamo giocando a Scopone Scientifico, ora stiamo giocando a Briscola. E per vincere a Briscola, ci vogliono nuove carte e nuove regole.

E tu cosa ne pensi?

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Dettagli Andrea Bonetti

Primitivo digitale, ha rifiutato per anni la tecnologia per poi innamorarsi della comunicazione, dei processi, dell’innovazione e del digital.

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